Vasile Ernu

În viaţă există lucruri mult mai îngrozitoare decît moartea BR Anna Ahmatova

În viaţă există lucruri mult mai îngrozitoare decît moartea
Anna Ahmatova
blog

Viaggio nel sogno dell’URSS

Massimiliano Napoli / Pub.librazioni.org

Come si fa a raccontare l’URSS? Quella vera intendo…
Non quella dei libri di scuola, dei documentari storici o dei vecchi film occidentali, così tristemente unidimensionale, appiattita sui suoi stereotipi più noti. Per anni abbiamo letto e visto quasi esclusivamente ciò che ci veniva offerto dell’URSS, cioè quello che per noi era l’URSS. Diciamo pure, ricalcando Lévi-Strauss, ciò che i nostri occhi occidentali riuscivano a vedere dell’URSS. Solo molto raramente, in casi particolari, si riusciva a intravedere il vero volto dell’Unione Sovietica, la sua gente, i suoi odori, i suoi trucchi.
È per questo che, con attenta lucidità e qualche pizzico di malizia, Vasile Ernu sceglie di trascinarci fin dentro il cuore dell’URSS, tra le vene, i muscoli e la carne di un paese che era tutto un popolo, e di un popolo che era tutto un paese.

Lì abbiamo interpretato tutti la più grandiosa partitura politica del XX secolo […] uno dei progetti più utopici dell’umanità (pp. 9-10).

Ci si sente davvero trascinati, non sto scherzando. Si viene accolti, abbracciati, accompagnati, sospinti, dentro un fiume in piena di memorie e fantasie, gonfi di passioni e politica. Ma fate attenzione: quella politica non è la nostra, quella di noi occidentali, quella dei colletti bianchi e delle macchine lussuose. È una politica nata da una rivoluzione, armi in pugno, teste gonfie di ideali e libertà. È una politica di popolo, che ancora dopo sessant’anni marca il cuore e l’anima di tantissimi individui, per dirla con Ernu, made in URSS.
Ma che significa essere un homo sovieticus? Beh, innanzitutto essere sinceri. Poi bere tanto alcool. (Che mix, ragazzi!)
Potrà sembrare strano, probabilmente a qualcuno darà persino fastidio, ma c’è poco da fare: l’URSS è cresciuta con sincerità e alcool. E grazie ai suoi grandi eroi, certo!, primo fra tutti Lenin: padre, fratello amico, compagno, nonno… Lenin non è mai invecchiato, non è mai morto. Lenin è rimasto in URSS, nel cuore di migliaia di giovani, come un faro nella notte, una speranza fondata, un sogno possibile. Era uno del popolo, e poi è diventato il popolo. Come Gagarin, Karpov e Kasparov, Chapaev, Armand, Esenin, Bulgakov, Majakovskij… e anche i personaggi immaginari (ma un vero cittadino sovietico non giurerebbe mai che non siano esistiti realmente!): Buratino, Max Otto von Stirlitz, Ostap Bender, Benja Krik… Tutti loro rappresentavano l’uomo sovietico, anche se ognuno a modo suo faceva parte del popolo e per ognuno c’era un modello di URSS da ricalcare. Tutti volevano avere il fegato di Gagarin, la gioia di Buratino, la grinta di Armand, il fascino di Stirlitz. Tutti volevano essere uomini sovietici.
E poi c’è l’anima dell’URSS: la komunalka. Il luogo, l’idea, la metafora di un mondo di tutti e per tutti, un mondo che appartiene al popolo sovietico. La komunalka è lo spazio comune di ogni edificio sovietico, secondo il piano di riforma delle abitazioni stabilito da Lenin: l’organizzazione della casa in stile borghese scompare, e lo spazio comune diventa la culla dell’Essere sovietico. La komunalka è

il luogo dove si incontrano amore e odio, amicizia e abbandono, invidia e tenerezza, felicità e tristezza o, più semplicemente, è la nostra vita. (p. 56)

Ed è proprio in questo spazio che si sviluppa il proprio Io profondo: politico, sociale, umano. Perché, dicevamo poco sopra, la politica è sociale, e il sociale è l’umano. Per questo tutto diventa umano nell’URSS, anche gli oggetti.
Nelle memorie di Vasile Ernu c’è tutta l’emozione, il respiro, il polso di una grande visione reale, troppo reale per durare in eterno. Alla fine degli anni Ottanta già il processo di “risveglio” era cominciato; un ritorno alla fredda e triste realtà capitalista occidentale, fatta di merce, denaro, padroni. Ernu sa benissimo che quella sovietica non era la vita migliore che si potesse desiderare, ma il sogno, per un attimo, si è avverato… forse un po’ sfuocato, labile, grossolano. Ma in fondo nessuno è perfetto.
Neanche Lenin.

-
19 July, 2011
in: Blog, Noutati, Presa   
Niciun comentariu

Comments

Leave a Reply